Cryptocaryon irritans è un protozoo ciliato in grado di colpire numerose specie ittiche marine, soprattutto dove la temperatura dell’acqua è superiore ai
19°C. In passato era un grosso problema nei paesi con mari più caldi, ma col riscaldamento globale vien segnalato anche nel Mar Mediterraneo.
Il Cryptocaryon per compiere il suo ciclo necessita di un ospite finale da cui trovare nutrimento e le condizioni per la sua riproduzione. Come tutti i parassiti, ha un suo ciclo vitale definito che evidenzia un percorso con fasi di sviluppo sull’ospite (pesce) e altre fasi libere nell’ambiente acquatico. La riproduzione del parassita avviene sul fondo, con accumulo di cisti riproduttive e consistente produzione di processi infettanti, soprattutto in ambienti d’allevamento caratterizzati da scarso ricambio idrico, scadente gestione igienico-sanitaria del fondo e breve distanza tra fondo ed ospite pesce.
Il ciclo vitale di questo parassita prevede: – l’attacco al pesce, il parassita scava sotto la pelle e si nutre delle sue parti superficiali e dei liquidi corporei; – la successiva fase di distacco, in seguito alla maturazione il parassita abbandona il pesce e si trasferisce sul fondo; -la fase riproduttiva, con la creazione di cisti che tendono a riprodursi e dividersi più volte; – la fase infettiva, con il rilascio dei nuovi parassiti alla ricerca di un nuovo ospite (entro 2 giorni per non morire)
I sintomi si presentano come cisti bianche sollevate sulla pelle, sugli occhi, sulle branchie e sulle pinne dei pesci colpiti. Il parassita crea irritazione al pesce portandolo a grattarsi sulle rocce.
Come comportarsi di fronte a questo problema ? La migliore cura è la prevenzione, in genere è opportuno non inserire i pesci direttamente in vasca ma stabilizzarli in piccole vasche e monitorare la situazione post cattura. Se si ravvisano comportamenti strani (sfregamento) o lacerazione cutanee è meglio rimettere il pesce in natura dove, certamente, riuscirà a riprendersi. Altra mia personale considerazione è quella di evitare di inserire troppi pesci in vasche medio/piccole onde evitare stress che possa portare all’attivazione del parassita.
Inoltre, sembra comprovato che alcune specie ittiche mediterranee siano portatori sani del parassita che tenderebbe a manifestarsi, velocemente, con determinati condizioni (soprattutto con una cattiva gestione della vasca).
Esistono in commercio prodotti utilizzati per la cura, ma sono da sempre contrario all’uso, soprattutto, con i pesci mediterranei. Ho sempre consigliato il rilascio immediato dei pesci malati e di tutti gli altri ospiti, lasciando la vasca vuota per almeno 40 gg per chiudere il ciclo vitale del parassita.